In occasione del 1000 giorno di presidio dei lavoratori Lares
“Mille sconfitte abbiamo subito, mille volte hai
tremato padrone, morirai di spavento il giorno dell'ultima lotta”.
Così
ha scritto il poeta e minatore sardo M. Massole pensando alla propria
gente. E queste parole vengono subito in mente pensando ai lavoratori
della Lares di Paderno Dugnano che, derubati del proprio posto di
lavoro, da oltre mille giorni sono in presidio davanti a quella che era
lo “loro” fabbrica. Potevano restarsene a casa a vivacchiare in qualche
modo. Rimediando forse qualche lavoro precario che permettesse ad ognuno
singolarmente di tirare avanti. E invece molti di loro hanno scelto,
insieme, di lottare. Una lotta difficile, ma condotta con la tenacia che
può avere solo gente che ha passato la propria vita a lavorare in una
fabbrica.
Che cosa hanno portato questi mille giorni di lotta?
Non un lavoro. Paura per un futuro incerto. Tanta,
tantissima rabbia. Insieme a tante promesse, nessuna delle quali
mantenuta. Poi ancora inganni e provocazioni da chi avrebbe di gran
lunga preferito che se ne fossero andati a casa subito senza disturbare
troppo. E troppo spesso anche sentirsi abbandonati da chi (sindacati in
testa) avrebbe dovuto essere al loro fianco.
Ma anche tanta solidarietà da molti altri lavoratori.
Certo, la loro lotta non cade in un periodo facile.
In questi mille giorni moltissime fabbriche hanno chiuso e mandato a
casa migliaia di altri lavoratori. In questi stessi mille giorni quelli
più fortunati, che hanno mantenuto il proprio posto, hanno visto
peggiorare inesorabilmente le condizioni di lavoro, aumentato l'orario
senza un corrispondente aumento del salario. In questo esercito di
disoccupati che cresce di giorno in giorno, chi ha la fortuna di trovare
un nuovo lavoro, è costretto ad accettare condizioni tali che venti o
trent'anni fa nessun lavoratore si sarebbe mai sognato di accettare.
Quelli della Lares sanno perfettamente che li
aspettano tempi anche più difficili di quelli che hanno passato finora.
Eppure, con la tenacia che li ha contraddistinti in questi mille giorni,
senza cedere alla rabbia e alle provocazioni, vanno avanti e non si
rassegnano. Non si rassegnano a un'esistenza da sfruttati, a una vita da
schiavi senza più alcun diritto come i padroni vorrebbero ridurre tutti
noi.
Ogni battaglia è un giorno di scuola! E anche la loro lotta ci è di insegnamento.
Ci insegna innanzitutto che anche in condizioni
difficili bisogna trovare la forza di non cedere alla rassegnazione, di
non darsi per vinti! Di non cadere in un vuoto e inconcludente
individualismo. Perché il lavoratore che aiuta gli altri lavoratori
aiuta se stesso.
I loro problemi sono i problemi di tutti i
lavoratori, per questo la soluzione non può essere individuale. Nella
nostra società gli spazi per questo tipo di soluzione si sono chiusi da
un pezzo. Nemmeno i lavoratori possono contare sulla magnanimità di
qualche padrone un po più buono degli altri.
L'organizzazione è il presupposto per una soluzione
collettiva. Solo l'organizzazione può trasformare la rabbia e
l'indignazione per promuovere la realizzazione di un diverso progetto
sociale e politico, perchè all'interno dell'attuale sistema capitalista
per i lavoratori non esiste più alcun futuro che non sia di oppressione e
sfruttamento.
Senza una propria organizzazione politica, i
lavoratori finiscono per restare in balia e succubi degli inganni e
delle truffe che di volta in volta i padroni e i loro politicanti
ordiscono contro di essi. L'isolamento accresce le difficoltà della
lotta, ma bisogna essere consapevoli che l'unità va ricercata
innanzitutto tra gli stessi lavoratori, e non con i rappresentanti
politici dei padroni, capaci solo di dispensare promesse che non saranno
mai mantenute.
Oggi una tale organizzazione non c'è. Ma non è sempre
stato così. Per oltre mezzo secolo il Partito Comunista Italiano ha
saputo guidare e condurre vittoriosamente i lavoratori in innumerevoli
battaglie. Tutti i diritti di cui tutti i lavoratori godevano fino a
pochi anni fa non sono stati concessi dalla generosità o benevolenza dei
padroni. Ma gli sono stati strappati dalle lotte dei lavoratori con
alla testa il loro PCI.
E la condizione di subalternità che la gran parte dei
lavoratori vive oggi nei confronti dei partiti politici che fanno gli
interessi dei padroni è proprio il frutto della mancanza del PCI.
Ecco perchè, se qualcuno ci chiede quale proposta
concreta abbiamo da fare per risolvere i problemi dei lavoratori (della
Lares come di chiunque altro) continuiamo e continueremo a rispondere:
ricostituire il Partito Comunista Italiano.
Comunisti – Sinistra popolare
Il lavoratore che difende gli altri lavoratori difende se stesso!
Solidarietà e sostegno ai lavoratori in lotta
Mentre in queste ore prosegue il tentativo di polizia e carabinieri di sgomberare il presidio dei lavoratori licenziati dell'Innova Service (ex lavoratori Alfa Romeo), questa mattina (giovedì 7 aprile) anche i lavoratori della Lares di Paderno Dugnano (anch'essi in presidio davanti alla fabbrica ormai da oltre due anni!) hanno dovuto subire un tentativo di sfratto da parte dell'incaricata del Tribunale accompagnata da una decina di agenti di una Polizia Privata.
La scusa è stata un'ordinanza per la “messa in sicurezza” dell'azienda. La verità è che come al solito gli speculatori devono avere mano libera per fare i loro comodi sulla pelle dei lavoratori. La verità è che si preoccupano della sicurezza e della salute dei lavoratori solo per colpirli e lasciarli sempre più sul lastrico!
La verità è che ai padroni e a chi difende i loro interessi, la salute dei lavoratori e delle loro famiglie è solo un ostacolo nella ricerca del massimo profitto. E si preoccupano di difenderla allo stesso modo in cui difendono la vita e la sicurezza del popolo libico scaricandogli addosso tonnellate di bombe all'uranio impoverito! Gli stessi paladini e difensori della libertà, della sicurezza e della salute pubblica in patria come all'estero! E non è un caso che gli stessi che si sono ritrovati uniti a difendere Marchionne contro gli operai della Fiat, hanno ritrovato la stessa unità nello scatenare la guerra contro la Libia.
Sono tutti d'accordo, maggioranza e “opposizione”, non c'è nessuna forza importante veramente antagonista alla guerra come anche allo sfruttamento e all'oppressione. Sono tutti d'accordo oggi con la guerra, come lo erano ieri con Marchionne. “Se ne fregano” delle vittime civili, della libertà, della legge e anche dei cosiddetti rivoltosi di Bengasi. Così come “se ne fregano” degli abitanti dell'Aquila, dei morti sul lavoro, delle vittime dei disastri ambientali.
Per questo ci rivuole il Partito Comunista Italiano garanzia di lotta, baluardo di pace e democrazia!
POTERE AI LAVORATORI!
GIUSTIZIA E PACE PER TUTTI!
Comunisti - Sinistra Popolare