TORNARE TRA LA GENTE, RIPARTIRE DALLE LOTTE  -   

venerdì 23 settembre 2011

Solidarietà ai lavoratori della Form di Cormano

Lavoratori della Form, i padroni sono solo capaci di fare promesse.
I padroni sono il problema, non la soluzione!

Ogni giorno sentiamo i padroni piangere miseria e disperarsi di fronte alla crisi. Questi poverini sostengono che è colpa della crisi se sono costretti a non pagare i salari e a chiudere le fabbriche.
Sono tutte balle! Lo scopo dei padroni non è garantire il lavoro e salari dignitosi, ma semplicemente fare profitti. E questi profitti possono essere fatti solo sulle spalle dei lavoratori, depredandoli della ricchezza che ogni giorno producono con il loro sudore, con il loro lavoro.
I profitti dei padroni, non la crisi, sono la vera causa del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro che ogni giorno viviamo sulla nostra pelle.
Mancato pagamento dei salari, licenziamenti, eliminazione dei contratti nazionali e del diritto di sciopero, delle ferie, della malattia, dei limiti di orario. Tutto questo non è l'effetto indesiderato della crisi, ma il rimedio con cui i padroni si illudono di mantenere i propri profitti. Il lavoro gratuito sarà la soluzione finale?
I padroni sono solo dei parassiti sempre più avidi e da loro i lavoratori non possono aspettarsi altro che maggiore sfruttamento. Per questo i profitti dei padroni e la prosperità del popolo non possono coesistere. Finché continuerà a dominare questo sistema non finirà mai l’impoverimento dei lavoratori, l’aumento dell’orario di lavoro e al tempo stesso della disoccupazione, la devastazione della natura e l’imbarbarimento morale e culturale della società e della vita umana.

E tempo di proposte serie e concrete.

Ma a tutto questo c'è una via d'uscita. Il primo passo è l'organizzazione. Senza la propria organizzazione politica, senza il proprio Partito comunista, gli operai e i lavoratori resteranno in balia dei padroni: succubi di questo Governo o di quelli che lo dovessero sostituire, non importa se di Centrodestra o Centrosinistra. Per questo occorre ricostituire il Partito Comunista Italiano. Per dare un altolà ai padroni e per farla finita con la frantumazione politica e sindacale tra le fila dei lavoratori. Non ci sono altre strade più facili, non ci sono altri rimedi più semplici. Questa è l'unica autentica proposta concreta che permetta di trasformare l'indignazione e la rabbia in organizzazione per promuovere e guidare un movimento operaio verso la realizzazione di un diverso progetto sociale e politico. Per questo è necessario ricostituire il Partito comunista italiano! L'organizzazione politica dei lavoratori che per decenni ha condotto la classe operaia alla vittoria: prima nella lotta contro il fascismo e nella guerra contro l'invasore nazista; poi nelle grandi battaglie per l'emancipazione della classe operaia e la conquista di quei diritti che, lungi dall'essere stati generosamente concessi dai padroni, sono costati lotte dure e a volte sanguinose e sono stati motivo di orgoglio della classe lavoratrice italiana all'interno del mondo capitalista. Non è un caso che i padroni, prima di poter procedere all'eliminazione di quelle conquiste, hanno dovuto innanzitutto distruggere e cancellare il Partito Comunista Italiano. Per questo noi lo dobbiamo ricostituire! Per questo molte lavoratrici e lavoratori (anche giovani) hanno costituito Comunisti Sinistra Popolare!

È ora che decidi tu: scegli la libertà di lottare.
Per il potere dei lavoratori contro lo sfruttamento e l'oppressione.
Unisciti a Comunisti – Sinistra Popolare!





Comunisti – Sinistra Popolare
via Garibaldi, 66 – Rho
http://csp-milano.blogspot.com/

venerdì 16 settembre 2011

A Milano piove sul bagnato


A Milano piove sul bagnato

Se il bel tempo si vede dal mattino, dai primi atti della giunta comunale di Giuliano Pisapia si deduce che a Milano forse pioverà!
Sull’Expo 2015 Pisapia ha praticamente avvallato, sottoscrivendolo, l’accordo di programma stipulato dall’ex sindaco Letizia Moratti e da Formigoni coi proprietari dei terreni (in particolare Fondazione Fiera Milano e Cabassi) dove si svolgerà l’evento.
I problemi di bonifica delle aree, sorti nel frattempo, sono stati bellamente ignorati, insieme a quelli relativi su chi ricadranno gli eventuali costi. Il PD, che quando era all’opposizione nei comuni di Milano e Rho aveva chiesto il dimezzamento delle volumetrie costruibili su queste aree dopo l’evento, ora che è al governo delle due città ha rinnegato tale richiesta.
La promessa di bloccare l’assurda realizzazione in atto, da parte del costruttore Carlo De Albertis, di un silos “gratta-terra” con 5 piani di parcheggi privati sotto la piazza della basilica di S. Ambrogio, un sito storico-monumentale nelle aree centrali della città, ancora non è stata mantenuta e si hanno seri dubbi che verrà evasa.
Lo stesso Piano di Governo del Territorio (PGT) fatto dalla giunta Moratti, teso a trasformare Milano in una anonima Shanghai piena di grattacieli, non verrà buttato nel cestino della carta straccia, come meriterebbe; sarà solo modificato a partire dal riesame delle quasi 5.000 osservazioni fatte da cittadini ed altri attori sociali.Tale riesame comunque non potrà,per legge, cambiare i contenuti strutturali del piano, essenzialmente privatistici e cementiferi,già decisi nella fase precedente.
Brutto tempo anche sul fronte delle tasse locali e delle tariffe di importanti servizi pubblici, nonostante le difficoltà occupazionali e il peggioramento delle condizioni di vita della popolazione. Nel capoluogo lombardo è stata varata la nuova Irpef comunale (+0,2% sui redditi) e il biglietto sui trasporti pubblici urbani è aumentato di 0,5 euro, in barba alla promessa in campagna elettorale di far viaggiare gratis la popolazione anziana con più di 65 anni. Anche alcune tariffe di asili nido e scuole materne comunali sono state incrementate. L’assessore Pierfrancesco Maran, pupillo dell’inquisito Penati, ha già detto pubblicamente che le tariffe dell’eco pass a gennaio saranno aumentate.
Insomma, neri, verdi, azzurri o arancioni che siano coloro che stanno al governo della città, sono i ceti sociali meno abbienti quelli che continuano a bagnarsi!
I grandi interessi redditieri legati alla speculazione immobiliare e finanziaria, che a Milano e provincia hanno tradizionalmente coinvolto in maniera trasversale destra, centro e finta sinistra,se ne infischiano della retorica mediatica sul “vento che cambia” che ha accompagnato la vittoria elettorale di Pisapia. Lor signori trovano sempre chi gli regge l’ombrello!

Comunisti Sinistra Popolare Milano


a questo link è consultabile l'insieme delle posizioni pubbliche espresse dal nostro Partito rispetto le recenti elezioni amministrative di Milano. 
Sono consultabili il nostro appello diffuso nel gennaio scorso per la creazione di una lista unitaria a sinistra, alternativa sia al centro destra che a Pisapia, che purtroppo non ha trovato interlocutori e tutte le seguenti prese di posizione in tutte le fasi della campagna elettorale, compresa una chiara indicazione di non votare Pisapia al momento del ballottaggio.



giovedì 1 settembre 2011

Sciopero Generale 6 Settembre


Comunisti – Sinistra Popolare invita i lavoratori ad aderire allo sciopero generale e a partecipare alle manifestazioni contro la manovra “lacrime e sangue”.

Lavoratori, disoccupati, giovani: le condizioni di vita e di lavoro nel nostro paese vanno peggiorando e peggioreranno sempre di più!

La nuova manovra di questo Governo, che interpreta in pieno le esigenze dei padroni, ha come obiettivo far pagare la cosiddetta crisi ai lavoratori. Questo avverrà in svariati modi, fra i quali l'estensione alla maggior parte di essi, sia pubblici che privati, delle condizioni in cui già oggi vivono milioni di lavoratori precari (cooperative, interinali, cococo, ecc.): niente più contratti nazionali e diritto di sciopero; niente più ferie, malattia, straordinari, limiti di orario; possibilità di licenziare in ogni momento; eliminazione di fatto delle pensioni.
In definitiva questa crisi non è altro che un espediente funzionale allo spostamento della ricchezza da chi la produce (operai e lavoratori) alle mani e nelle tasche dei padroni.

I capitalisti sono sempre più avidi di profitti e non si fermeranno di fronte a nulla.

Se non è sufficiente quello che fanno nel nostro paese, basta volgere lo sguardo oltre i confini per rendersi conto di ciò. Dietro il paravento di “interventi umanitari” non ci sono altro che guerre.
La Nato non è altro che una banda di killer internazionali al servizio delle potenze occidentali che vogliono mettere le mani sulle ricchezze dei paesi più deboli. I diritti umani, le libertà e la democrazia che tanto facilmente invocano all'estero sono in realtà gli stessi che vogliono applicare nel nostro paese: il diritto del più forte; la libertà di sfruttare; la possibilità di mettere “democraticamente” le mani sulle ricchezze prodotte dai lavoratori. Ieri la Jugoslavia, l'Iraq, l'Afghanistan, la Somalia; oggi la Libia; e domani Iran, Cuba, Venezuela, Corea del Nord, Cina, ecc. ecc. In nessuno di questi paesi le “bombe umanitarie” hanno portato o porteranno benessere e prosperità. Ma solo morte, distruzione e miseria per il popolo. E immense ricchezze nelle tasche dei capitalisti che prima distruggono (con i nostri soldi), poi prestano i soldi (sempre i nostri) per ricostruire quello che loro hanno distrutto, e infine esigono il pagamento degli interessi (che finiscono nelle loro tasche insieme a petrolio, gas, minerali, ecc.).
Profitti e prosperità del popolo, monopoli e diritti del popolo non possono coesistere!
I padroni sono solo dei parassiti che non pongono limiti alla loro avidità.
Da loro i lavoratori non possono aspettarsi niente altro che maggiore sfruttamento.

Ma a tutto questo c'è una via d'uscita:
i lavoratori devono prendere il futuro nelle proprie mani.

Il primo passo è l'organizzazione. Senza la propria organizzazione politica, senza il proprio Partito comunista, gli operai e i lavoratori resteranno in balia dei padroni: succubi di questo Governo o di quelli che lo dovessero sostituire, non importa se di Centrodestra o Centrosinistra. Per questo occorre ricostituire il Partito Comunista Italiano. Per dare un altolà ai padroni e per farla finita con la frantumazione politica e sindacale tra le fila dei lavoratori. Non ci sono altre strade più facili, non ci sono altri rimedi più semplici. Questa è l'unica autentica proposta concreta che permetta di trasformare l'indignazione e la rabbia in organizzazione per promuovere e guidare un movimento operaio verso la realizzazione di un diverso progetto sociale e politico.
Le rivolte più o meno spontanee degli ultimi mesi scoppiate in molti paesi, non hanno portato altro che a nuove misure repressive e scoraggiamento tra le fila dei lavoratori. Non dobbiamo farci trascinare dagli inganni dei padroni, che di volta in volta cercano di estorcere il voto dei lavoratori in favore di partiti o facce sempre meno presentabili o verso un vuoto qualunquismo che scarica tutte le colpe sulla presunta incapacità di una generica classe politica o verso fenomeni deprecabili come l'evasione fiscale. Vorrebbero farci credere che esiste la possibilità di sviluppare un capitalismo buono e giusto che distribuisca equamente le ricchezze anche tra i lavoratori! Ma i padroni hanno come scopo la realizzazione del massimo profitto (il loro); e l'impoverimento della grande maggioranza dei lavoratori è la condizione necessaria e indispensabile per il conseguimento di questo massimo profitto!
Per questo qualsiasi “soluzione” che non metta in discussione l'esistenza stessa del sistema capitalista come base per l'organizzazione della nostra società, non è una soluzione! Per questo è necessario ricostituire il Partito comunista italiano! L'organizzazione politica dei lavoratori che per decenni ha condotto la classe operaia alla vittoria: prima nella lotta contro il fascismo e nella guerra contro l'invasore nazista; poi nelle grandi battaglie per l'emancipazione della classe operaia e la conquista di quei diritti che, lungi dall'essere stati generosamente concessi dai padroni, sono costati lotte dure e a volte sanguinose e sono stati motivo di orgoglio della classe lavoratrice italiana all'interno del mondo capitalista.
Non è un caso che i padroni, prima di poter procedere all'eliminazione di quelle conquiste, hanno dovuto innanzitutto distruggere e cancellare il Partito Comunista Italiano.
Per questo noi lo dobbiamo ricostituire!

Comunisti – Sinistra Popolare
via Garibaldi, 66 – Rho MI



In occasione del 1000 giorno di presidio dei lavoratori Lares

“Mille sconfitte abbiamo subito, mille volte hai tremato padrone, morirai di spavento il giorno dell'ultima lotta

Così ha scritto il poeta e minatore sardo M. Massole pensando alla propria gente. E queste parole vengono subito in mente pensando ai lavoratori della Lares di Paderno Dugnano che, derubati del proprio posto di lavoro, da oltre mille giorni sono in presidio davanti a quella che era lo “loro” fabbrica. Potevano restarsene a casa a vivacchiare in qualche modo. Rimediando forse qualche lavoro precario che permettesse ad ognuno singolarmente di tirare avanti. E invece molti di loro hanno scelto, insieme, di lottare. Una lotta difficile, ma condotta con la tenacia che può avere solo gente che ha passato la propria vita a lavorare in una fabbrica.

Che cosa hanno portato questi mille giorni di lotta?
Non un lavoro. Paura per un futuro incerto. Tanta, tantissima rabbia. Insieme a tante promesse, nessuna delle quali mantenuta. Poi ancora inganni e provocazioni da chi avrebbe di gran lunga preferito che se ne fossero andati a casa subito senza disturbare troppo. E troppo spesso anche sentirsi abbandonati da chi (sindacati in testa) avrebbe dovuto essere al loro fianco.
Ma anche tanta solidarietà da molti altri lavoratori.

Certo, la loro lotta non cade in un periodo facile. In questi mille giorni moltissime fabbriche hanno chiuso e mandato a casa migliaia di altri lavoratori. In questi stessi mille giorni quelli più fortunati, che hanno mantenuto il proprio posto, hanno visto peggiorare inesorabilmente le condizioni di lavoro, aumentato l'orario senza un corrispondente aumento del salario. In questo esercito di disoccupati che cresce di giorno in giorno, chi ha la fortuna di trovare un nuovo lavoro, è costretto ad accettare condizioni tali che venti o trent'anni fa nessun lavoratore si sarebbe mai sognato di accettare.

Quelli della Lares sanno perfettamente che li aspettano tempi anche più difficili di quelli che hanno passato finora. Eppure, con la tenacia che li ha contraddistinti in questi mille giorni, senza cedere alla rabbia e alle provocazioni, vanno avanti e non si rassegnano. Non si rassegnano a un'esistenza da sfruttati, a una vita da schiavi senza più alcun diritto come i padroni vorrebbero ridurre tutti noi.

Ogni battaglia è un giorno di scuola! E anche la loro lotta ci è di insegnamento.
Ci insegna innanzitutto che anche in condizioni difficili bisogna trovare la forza di non cedere alla rassegnazione, di non darsi per vinti! Di non cadere in un vuoto e inconcludente individualismo. Perché il lavoratore che aiuta gli altri lavoratori aiuta se stesso.
I loro problemi sono i problemi di tutti i lavoratori, per questo la soluzione non può essere individuale. Nella nostra società gli spazi per questo tipo di soluzione si sono chiusi da un pezzo. Nemmeno i lavoratori possono contare sulla magnanimità di qualche padrone un po più buono degli altri.
L'organizzazione è il presupposto per una soluzione collettiva. Solo l'organizzazione può trasformare la rabbia e l'indignazione per promuovere la realizzazione di un diverso progetto sociale e politico, perchè all'interno dell'attuale sistema capitalista per i lavoratori non esiste più alcun futuro che non sia di oppressione e sfruttamento.
Senza una propria organizzazione politica, i lavoratori finiscono per restare in balia e succubi degli inganni e delle truffe che di volta in volta i padroni e i loro politicanti ordiscono contro di essi. L'isolamento accresce le difficoltà della lotta, ma bisogna essere consapevoli che l'unità va ricercata innanzitutto tra gli stessi lavoratori, e non con i rappresentanti politici dei padroni, capaci solo di dispensare promesse che non saranno mai mantenute.
Oggi una tale organizzazione non c'è. Ma non è sempre stato così. Per oltre mezzo secolo il Partito Comunista Italiano ha saputo guidare e condurre vittoriosamente i lavoratori in innumerevoli battaglie. Tutti i diritti di cui tutti i lavoratori godevano fino a pochi anni fa non sono stati concessi dalla generosità o benevolenza dei padroni. Ma gli sono stati strappati dalle lotte dei lavoratori con alla testa il loro PCI.
E la condizione di subalternità che la gran parte dei lavoratori vive oggi nei confronti dei partiti politici che fanno gli interessi dei padroni è proprio il frutto della mancanza del PCI.
Ecco perchè, se qualcuno ci chiede quale proposta concreta abbiamo da fare per risolvere i problemi dei lavoratori (della Lares come di chiunque altro) continuiamo e continueremo a rispondere: ricostituire il Partito Comunista Italiano.

Comunisti – Sinistra popolare